Clean beauty: cosa vuol dire?

Biologico, green, organico, naturale, ecologico: attorno a questa grande varietà di definizioni c’è una moderna tendenza di pensiero e di consumo un po’ confusa che riconduce al concetto più generale di #sostenibilità.
🌱Il consumatore spende per un dermocosmetico con una delle aggettivazioni sopra menzionate affinché riservi un’attenzione particolare all’ambiente impegnandosi per lasciare il nostro pianeta così com’è (o anche meglio) alle future generazioni.
✅Partiamo da qui per chiarirci le idee, riflettendo su questo tema mediante i punti seguenti e i concetti esposti nelle foto del post qui sotto.

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Biologico, green, organico, naturale, ecologico: attorno a questa grande varietà di definizioni c’è una moderna tendenza di pensiero e di consumo un po’ confusa che riconduce al concetto più generale di #sostenibilità. 🌱Il consumatore spende per un dermocosmetico con una delle aggettivazioni sopra menzionate affinché riservi un’attenzione particolare all’ambiente impegnandosi per lasciare il nostro pianeta così com’è (o anche meglio) alle future generazioni. ✅Partiamo da qui per chiarirci le idee, riflettendo su questo tema mediante i punti seguenti e i concetti esposti nelle foto. 🟢Spesso i prodotti con connotazioni green si forgiano delle certificazioni, ovvero quei bollini, soprattutto di colore verde. Tali simboli sono emessi da istituti indipendenti che decidono arbitrariamente degli standard qualitativi di tipo ambientale ma anche etico o religioso, come per esempio la certificazione per i vegani e quella halal. 🔴È chiaro quindi come le certificazioni non si riferiscano a leggi, ma norme volontarie, che contengono dei disciplinari arbitrari e talvolta “locali”, cioè applicati in taluni comunità o gruppi di interesse: per intenderci, per assurdo, domani potrei fondare una certificazione “ALICEINMILANO”. ‼️Va sottolineato mille volte che l’adesione o meno a una norma volontaria non dà nessuna garanzia in più rispetto alla sicurezza di un prodotto cosmetico, che invece è garantita da una legge Europea, il Regolamento CE 1223/2009, in vigore dal 2013. È questa infatti l’unica norma di tutela del consumatore a cui devono fare capo tutti i prodotti cosmetici, compresi quelli con un connotato green, bio o simili. 🐇Tra le varie certificazioni, c’è anche il famosissimo coniglietto “Cruelty free” che ancora troppo spesso si vede sui prodotti commercializzati in Europa. A tal proposito, ricorda che nessun cosmetico (e nessuna materia prima) può essere testato sugli animali perché è vietato dalla Comunità Europea! Non ha senso quindi vantarlo come se fosse una cosa in più… perché è già vietato dalla legge! È come se io mi vantassi di non guidare contromano in autostrada per dire che sono una persona migliore degli altri 🤨 … [continua nel primo commento]👇🏻

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🟢Spesso i prodotti con connotazioni green si forgiano delle certificazioni, ovvero quei bollini, soprattutto di colore verde. Tali simboli sono emessi da istituti indipendenti che decidono arbitrariamente degli standard qualitativi di tipo ambientale ma anche etico o religioso, come per esempio la certificazione per i vegani e quella halal.
🔴È chiaro quindi come le certificazioni non si riferiscano a leggi, ma norme volontarie, che contengono dei disciplinari arbitrari e talvolta “locali”, cioè applicati in taluni comunità o gruppi di interesse: per intenderci, per assurdo, domani potrei redigere un disciplinare di  certificazione “ALICEINMILANO”. E tutto ciò sarebbe perfettamente legale, magari non etico, ma legale.

Va sottolineato mille volte che l’adesione o meno a una norma volontaria non dà nessuna garanzia in più rispetto alla sicurezza di un prodotto cosmetico, che invece è garantita da una legge Europea, il Regolamento CE 1223/2009, in vigore dal 2013. È questa infatti l’unica norma di tutela del consumatore a cui devono fare capo tutti i prodotti cosmetici, compresi quelli con un connotato green, bio o simili.
🐇Una pseudo certificazione è anche il famosissimo coniglietto “Cruelty free” che ancora troppo spesso si vede sui prodotti commercializzati in Europa. A tal proposito, ricorda che nessun cosmetico (e nessuna materia prima) può essere testato sugli animali perché è vietato dalla Comunità Europea! Non ha senso quindi vantarlo come se fosse una cosa in più… perché è già vietato dalla legge! È come se io mi vantassi di non guidare contromano in autostrada per dire che sono una persona migliore degli altri 🤨
L’11 marzo 2013, infatti, con l’entrata in vigore anche del divieto di commercializzare i prodotti cosmetici finiti testati su animali  l’UE ha decretato il bando totale della sperimentazione animale a scopi cosmetici concludendo così un processo iniziato nel 2004 con il divieto di testare su animali i gli ingredienti. Alcune aziende, ciononostante, scelgono illegittimamente di evidenziarlo con il logo del coniglietto “Cruelty free” (per il cui utilizzo è necessaria l’iscrizione a determinati enti privati a pagamento). Ma è importante sapere che questo non denota un vanto o una caratteristica distintiva, perché il divieto è sancito dal Regolamento Europeo che deve essere applicato a tutti i prodotti, compresi quelli green o bio. Esso perciò, secondo le nuove linee guida di luglio 2019, è illegittimo in quanto ingannevole e fuorviante.

➡️ Oltre al tema delle certificazioni, nelle slide del post Instagram qui sopra parlo anche di:
❓Che senso (non) ha contrapporre il termine naturale e chimico
❓Esempio pratico: vitamina C sintetica o estratta dalla natura? Qual è la più sostenibile?

Sul tema chimico/sintetico vs naturale, inserisco qui sotto un contributo molto interessante della dott.ssa Ilaria Gemma che, su LinkedIN, ha condiviso le sue lecite perplessità su questa contrapposizione insensata. Leggendo i commenti, fa riflettere che: gli scienziati (chi ha una formazione scientifica, chimica, formulativa, regulatory) le diano piena ragione, mentre chi lavora per aziende che puntano tutto sul “naturale” sostiene che sono tutte fesserie.

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