Pelle e microbiota: un equilibrio invisibile

I batteri sono ovunque: nell’aria, nell’acqua, sono anche parte integrante del nostro organismo. Si è parlato tanto dei batteri “buoni” a livello intestinale. Ma sapevi che c’è una vera e propria popolazione viva che abita la nostra pelle? Immaginala un po’ come la fitta nube di microbi che avvolge Pig-Pen, il personaggio dei Peanuts. L’insieme di questi microrganismi pacifici (batteri, funghi, virus e acari) che abitano e proteggono la nostra pelle è detto microbiota cutaneo. Diversamente, il termine microbioma cutaneo indica l’ecosistema batterico, il loro genoma (pool genetico) e tutte le loro reciproche interazioni. 

«In un centimetro quadrato di superficie cutanea risiede circa un milione di microrganismi di 500 specie diverse, definiti “batteri buoni”. Rappresentano una seconda difesa immunitaria per la pelle che, regolandone il corretto pH, ostacolano la colonizzazione di batteri cattivi, detti patogeni»

Mariuccia Bucci, dermatologa e responsabile scientifico ISPLAD (International Society of Plastic Regenerative and Oncologic Dermatology) 

Studiare questi batteri presenti sulla pelle è un’innovazione scientifica importante per comprendere le cause di alcune patologie della cute e anche dei processi di invecchiamento cutaneo.

«Siamo alle soglie di una nuova era per le terapie dermatologiche grazie alle ricerche sul funzionamento delle comunità microbiche: è entrato anche nella consuetudine medica avere un approccio integrato a livello intestinale e cutaneo»

Lorenzo Drago, professore associato di microbiologia clinica all’Università degli Studi di Milano e Direttore del laboratorio analisi dell’Ospedale Galeazzi

UN SECONDO CODICE GENETICO 

Secondo i ricercatori dell’Università dell’Oregon e della Harvard Medical School di Boston, il microbioma cutaneo potrebbe essere paragonato a un‘impronta digitale o a un secondo codice genetico. Ogni individuo, infatti, dispone di un patrimonio batterico unico, che varia in relazione ai vari distretti della pelle. Come un grande puzzle composto da tanti piccoli tasselli, il microbioma cutaneo si modula a seconda dello spessore cutaneo, delle pieghe, della densità dei follicoli piliferi e della ghiandole sudoripare o sebacee, creando una serie di micro e macro ambienti diversi ma complementari tra loro.

Ma diversamente dal patrimonio genetico, che non può essere modificato, il microbioma è facilmente modulabile: non solo varia da persona a persona e in base alle regioni anatomiche, ma varia anche in base a età, fattori ambientali, abitudini cosmetiche o assunzione di farmaci.

A tal proposito, un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna ha dimostrato che con l’avanzare dell’età si ridurrebbe la qualità e la quantità dei batteri buoni, lasciando il posto a specie potenzialmente patogene.

PELLE PROBLEMATICA E MICROBIOMA

Se è vero che un microbiota bilanciato è solitamente sinonimo di una pelle più sana, un’alterazione della sua composizione, causata da alcuni fattori come lo stress, uno stile di vita frenetico, sregolatezze alimentari o squilibri ormonali, può causare semplici rossori e irritazioni fino ad arrivare a problematiche dermatologiche come follicolite, dermatite atopica, rosacea, acne e psoriasi. «Ci sono diverse evidenze in letteratura che parlano di associazioni tra un microbioma alterato, cutaneo e intestinale, e queste patologie. Soprattutto per la dermatite atopica, ormai considerata una condizione in cui il microbiota svolge un ruolo chiave da un punto di vista immunologico», conferma Lorenzo Drago. «La buona notizia è che è possibile intervenire con dermocosmetici di ultima generazione che promettono di aiutare l’equilibrio del microbiota», afferma la dottoressa Bucci. «Per questo scopo, i protagonisti delle nuove formulazioni sono prebiotici e probiotici». 

PREBIOTICI. I prebiotici sono importanti perché sono le fonti nutrizionali dei batteri buoni che costituiscono il microbiota. «Sono tutti di derivazione vegetale: si estraggono per esempio dalla barbabietola, dagli asparagi, dalle noci», precisa la dermatologa. Con adeguate tecniche formulative, prebiotici come inulina e gluco-oligosaccaridi possono essere inseriti stabilmente nei cosmetici. Ma perché sono così importanti? Sono utili perché, con un meccanismo di protezione competitiva, aiutano la crescita dei microorganismi benefici a discapito di quelli patogeni contribuendo a limitare rossori e irritazioni. 

PROBIOTICI. Se i prebiotici sono utili come fonte di nutrimento del microbiota, i probiotici, invece, sono i microorganismi stessi che si nutrono dei prebiotici. «Non ci sono ancora dati scientifici sulla quantità e sulla qualità dei probiotici inseriti nelle formulazioni cosmetiche: potrebbe certo essere un approccio razionale, ma al momento non esistono studi per capire il reale meccanismo d’azione», avverte Drago. «Il problema è che i probiotici sono più difficili da incorporare in modo stabile in formulazioni ad uso topico perché sono vivi, come i fermenti lattici, per intenderci. I più famosi sono il lactobacillus e il bifidobacterium che si trovano nello yogurt, nel kefir e in molti formaggi fermentati» conferma Bucci. «Se applicati localmente come lozioni o creme potrebbero influenzare l’equilibrio e la composizione del microbioma acidificando il pH per renderlo non adatto alla sopravvivenza dei batteri nocivi. Per questo devono essere accuratamente selezionati dallo specialista a seconda del distretto cutaneo, dell’età e dell’eventuale problematica dermatologica».

DETERSIONE E DEMAQUILLAGE

Via libera a prodotti delicati che rispettano il microbiota e il film idrolipidico cutaneo come le acque micellari di ultima generazione che contengono prebiotici come inulina e gluco-oligosaccaridi. Se invece preferisci un latte detergente, scegli una formula con fosfolipidi derivati dalla soia perché ricchi di acido linoleico e linolenico, utili per l’integrità della barriera idrolipidica di superficie. Usi anche il tonico? Opta per l’acqua micellare multifunzione con azione tonificante e lenitiva arricchita di acqua distillata di fiordaliso.

Pubblicato sul mensile Ok Salute - numero di settembre 2017

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